Il valore dei prestiti attraverso queste piattaforme raggiungerà i 150 miliardi di dollari nel 2025.
Il fratello maggiore della famiglia dei nuovi operatori si chiama Lending Club, lo scorso dicembre si è quotato alla Borsa di New York ed è stato valutato 8 miliardi di dollari (da allora c’è stata una discesa di circa 1 miliardo). È stato seguito a ruota da OnDeck, mentre altri operatori come Prosper o Funding Circle stanno provando a fare altrettanto. Secondo Pwc, che stima in 5,5 miliardi di dollari l’erogato del social lending nel 2014 nei soli Stati Uniti, il valore dei prestiti attraverso queste piattaforme raggiungerà i 150 miliardi di dollari nel 2025. La International Organization of Securities Commissions pone come traguardo intermedio quota 70 miliardi tra cinque anni a livello globale.
Il modello di business P2P è completamente diverso da quello delle banche tradizionali, gli operatori non prestano il loro denaro, ma agiscono come una piattaforma che fa incontrare chi cerca un prestito e investitori”. Per chi cerca i prestiti il vantaggio è in primo luogo il tempo: per fare una domanda, ci vogliono 10 minuti, contro varie ore necessarie in una procedura classica.
È certamente in atto una rivoluzione, o forse sarebbe meglio dire un’evoluzione del settore vista la crescita esponenziale del social lending, ascrivibile dentro la macro-famiglia del crowdfunding». A parlare è Angelo Rindone, uno dei pionieri del crowdfunding italiano, attivo su questo fronte dal 2005, e oggi amministratore delegato di FolkFunding, una start-up italiana che si occupa di crowd-economy. «Per un certo periodo - spiega - Internet ha disintermediato, cambiando paradigmi, oggi è più corretto parlare di re-intermediazione: le piattaforme abilitanti sono i nuovi mediatori. In molti casi assistiamo a processi di democratizzazione e di abbattimento delle barriere di ingresso: nelle mani delle persone arrivano strumenti che prima erano solo per professionisti.
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